NEUROSIS - Pain Of Mind

Viaggio Neurosis : Giorno 1 – Esordi Di Rabbia

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  1. Neurosjb
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    Neurosis - Pain Of Mind (1988)
    (Alchemy Records)

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    Tracklist :

    1. "Pain of Mind" – 3:06
    2. "Self-Taught Infection" – 3:01
    3. "Reasons To Hide" – 3:02
    4. "Black" – 4:56
    5. "Training" – 1:02
    6. "Progress" – 1:46
    7. "Stalemate" – 2:30
    8. "Bury What's Dead" – 2:06
    9. "Geneticide" – 2:34
    10. "Ingrown" – 2:23
    11. "United Sheep" – 3:06
    12. "Dominoes Fall" – 3:00
    13. "Life On Your Knees" – 2:20
    14. "Grey" – 2:41

    Line-Up:

    Dave Edwardson (bass, vocals)
    Scott Kelly (guitar, vocals)
    Chad Salter (guitar, vocals)
    Jason James (drums)



    E in principio fu hardcore.
    Eccoli, giovani e acerbi, marci e violenti, strafottenti e indignati.
    Era il 1988, quando sulla scena pesante statunitense, irrompevano quattro ragazzi da Oakland. Quattro ragazzi con la voglia di fare, intelligenti, fuori dal comune, che mai agli esordi, avrebbero pensato di sovvertire i canoni dell’avanguardia sonora. Correva l’anno1985 quando Dave Edwarson e Scott Kelly, non ancora maggiorenni, abbandonati i Violent Coercion, diedero vita al progetto Neurosis, con l’obbiettivo di martellare le orecchie dell’ascoltatore con un sound mutuato dal punk\hc di band quali Black Flag, Amebix, Die Kreuzen, dal rock marcio dei Melvins, e da sonorità che riprendevano il thrash bay area più becero e d’impatto.
    Il risultato di tutto, fu Pain Of Mind.
    Un album semplice se vogliamo, ma fondamentale per capire cosa crearono in seguito i Neurosis, e soprattutto, per comprendere il modus-operandi che diede vita a quel calderone sonoro che oggi chiamiamo (quasi con paura, ma ipnotica ammirazione), post-hardcore.
    Si parte con la sfuriata punk\hc della title track, violenta e veloce, nella migliore tradizione di Black Flag e Discharge, passando per il terzetto principe di questa piccola gemma grezza, ovvero Self Taught Infection-Reasons To Hide-Black, tre song che guardano in avanti, chiave di volta per l’inizio dell’evoluzione che avverrà nell’album successivo e prenderà forma con Souls At Zero. Alle classiche sfuriate, vanno ad aggiungersi pericolosi rallentamenti sabbathiani, giostrati in maniera sublime dal basso abissale Edwardson. S-T.I è il prototipo, scarna ma efficace, Reasons To Hide viene impreziosità da vorticosi riff di chitarra, che si intrecciano e si inseguono, e Black porta tutto un gradino più avanti, presentata arpeggi di chitarra lugubri e toccanti, preambolo ci ciò che sarà negli anni.
    Training è un assalto frontale che va oltre l’hc e lambisce lidi violenti di Slayer e thrash bay area in generale, che prosegue nella successiva Progress, dove è innegabile l’influenza dei primi Voivod, maestri nella composizione di trame pesanti ma ipnotiche e veloci al medesimo tempo. Stalemate rallenta i tempi riprendendo andamenti sulfurei quasi doom, e poi si arriva a un’altra perla dell’album, preceduta dalla veloce Bury What’s Dead, quella Geneticide, che da strumentale fa il verso addirittura al death metal grezzo ma di classe dei primi Entombed, forte del suo chitarrismo tagliente. Ingrown parte lenta e sofferta per poi esplodere nel finale come nella consuetudine dell’album, succeduta dalla grezzissima e furente United Sheep, e da quella Dominoes Fall che anticipa l’influenza successivamente più marcata degli Helmet. E l’album si chiude così in scioltezza con le bordate finali di Life On Your Knees e Grey, anche questa sorretta dal basso onnipresente di Dave. Scott Kelly è ancora un chitarrista novizio, che conosce quei pochi e basilari accordi, Edwardson mostra giàle sue capacità, ma tende ancora a perdersi nella tecnica fine a se stessa, James fa il suo modesto lavoro da batterista in erba e Salter si diverte a seguire ciò che fa Scott, ma niente toglie a quest’album la bellezza grezza e primordiale di cui è portatore. Non sarà un ascolto imprescindibile, ma del resto, a quei tempi, il trend del debut-album era quello, poiché era in seguito che la band doveva mostrare le proprie reali capacità, al contrario di ciò che accade oggi : un esordio perfetto e ben confezionato e poi il nulla.
    Non sottovalutiamo quindi questo disco, soprattutto se si vuole davvero conoscere il souno Neurosis.
    Questo è solo l’aperitivo. Il bello, beh, deve ancora arrivare.
    Stay tuned, Neurosjb

    Edited by Neurosjb - 7/3/2007, 23:13
     
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  2. BloodRiotGrrrl
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    Bella recensione!
    Questi Neurosis ultimamente li leggo un po' ovunque, provvedo subito a cercarli!
     
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  3. Neurosjb
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    CITAZIONE (BloodRiotGrrrl @ 4/3/2007, 19:03)
    Bella recensione!
    Questi Neurosis ultimamente li leggo un po' ovunque, provvedo subito a cercarli!

    Grassie Annet :emo:
    Cerca cerca, e vedrai :perv:
    Anche se il bello arriverà :perv:
     
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    ma venne ristampato per la alternative sei anni dopo o sbaglio? :D così ricordavo..
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  5. Neurosjb
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    CITAZIONE (Gidan Razorblade @ 7/3/2007, 21:05)
    ma venne ristampato per la alternative sei anni dopo o sbaglio? :D così ricordavo..

    Esatto, visto l'amore per la casa discografica di Jello Biafra (vecchi lupo hardcore).
    E poi nel 2000 per la loro Neurot Recordings :sticazzi:
     
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  6. DaveJWarner
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    la furia thrash-core di 'sto disco è qualcosa di pauroso, soprattutto a pensare ai neurosis che verranno molto dopo......è un disco che mi fotte la testa ogni volta che lo ascolto..
    Da TRAINING in poi è puro scapocciamento estatico.......gran bel disco..
     
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    Ho iniziato a conoscerli ed a innamorarmi dei neurosis (che attualmente sono uno dei miei gruppi preferiti, non a caso su last.fm sono in cima e gli ascolti cresceranno ancora), ma posto solo oggi perchè i Neuro sono un gruppo terribilmente intricato, malato e creativo. POF è un disco che mi diverte terribilmente, vuoi perchè l'origine del sound mi fa impazzire (non disdegno l'hardcore, figurarsi poi se leggo il nome Black Flag), così come mi ha fatto sbavare quel your mind is restricted
    from years of obedience
    thoughts are never your own
    your mind is a trap loaded with crap
    , per me è uno degli attacchi migliori in assoluto. IL basso di Edwardson è incredibile e viaggia, riuscendo a creare tappeti di melodie splendidi, essendo in quel momento il più tecnico e pindarico del gruppo. Bellissimo, assolutamente. Qui c'è Life on you knees, ma preferisco la versione più curata presente in The Word as Law.

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6 replies since 4/3/2007, 18:57   321 views
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