THE BLACK ANGELS - Passover

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  1. JØHN
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    The Black Angels, "Passover"



    Anno: 2006

    Etichetta: Light in the Attic

    Tracklist:
    Young Men Dead
    The First Vietnamese War
    The Sniper at the Gates Of Heaven
    The Prodigal Sun
    Black Grease
    Manipulation
    Empire
    Better Off Alone
    Bloodhounds on My Trail
    Call to Arms


    Guardatela bene l'immagine. Tutte quelle linee così vicine che quasi si confondono se le guardi da lontano. Eppure non è Op Art, non c'è nessun effetto particolare, quelle linee sono dei simboli, innanzitutto proprio dell'optical art anni sessanta, forse un primo indizio di quello che troviamo all'interno, ma non è tutto. Quelle linee sembrano un circuito stradale urbano, o anche delle strisce pedonali, una planimetria, tutte immagini comunque di città, e a pensarci bene il primo blocco sembra quasi un grattacielo. Che suono hanno le strisce pedonali? come suona una città tra le fitte linee del circuito stradale? e come risuona l'aria tra un grattacielo e l'altro? Lo sai che sui grattacieli più alti a Chicago, negli ultimi piani, quando ci sono forti raffiche di vento, è normale che si sentano delle percepibilissime oscillazioni? (a dire il vero quelle linee sembrano molto delle onde, indicano proprio delle micro-oscillazioni, non credete?) I grattacieli quindi oscillano, come stare su una nave. Ma perchè la città è come una nave, solo che le acque in cui si muove non sono il contenitore, bensì il contenuto, l'acqua siamo noi che fluiamo nei budelli urbani sfiorandoci senza mai toccarci. quasi mai, a dire il vero. come delle linee rette, quasi rette diciamo. quasi parallele. magari ci sarà un punto in cui tutto convergerà, ma non nella città, la città è come quella copertina: ogni giorno ci svegliamo e incontriamo un indeterminabile quantità di persone, che magari hanno le orecchie tappate dalla loro musica, ciascuno la sua. tutta gente incrociata per un secondo e che non rivedrai mai più, o gente che rivedrai ogni giorno senza mai rivolgerle lo sguardo. tutti paralleli e tutti allineati, ecco come siamo. tutte linee rette bianche e nere, a due dimensioni, ecco cosa siamo. Che suono hanno le linee? che suono ha l'alternanza bianco e nero della strada e delle nostre auto una accanto all'altra nel parcheggio o nel box del centro commerciale o nella tripla fila dove abbiamo abusivamente parcheggiato? che suono ha la musica che ci tempesta le orecchie quando siamo in quella folla di gente parallela e costantemente distante, anzi equidistante? se proviamo a spegnare il lettore mp3 cosa sentiamo? sentiamo le pozzanghere che si aprono sotto i nostri piedi e la pioggia che scolorisce le strisce bianche sull'asfalto, sentiamo i suoni delle auto che si sovrappongono, interferiscono, un sottofondo di rumori, una jungla di cacofonia sintetizzata in un blocco unico di rumore pressocchè stazionario sul quale si stendono le melodie dei nostri pensieri, le nostre riflessioni, e le aspre dissonanze delle nostre paure, il suono oppressivo dell'angoscia, il suono assordante del senso di colpa, le note blu della tristezza, e quelle più aggrovigliate che nemmeno noi riusciamo a decifrare, e il sibilo fastidioso del non sapere mai cosa è stato fatto e cosa c'è ancora da fare; e resta un alone di mistero, un qualcosa di indeterminabile, una vaga melodia che ti gira in testa, quel residuo di quello che stavi ascoltando da quel caro lettore mp3, che poi non è vero che ti isola, ti fa pensare, ti apre, eppure ti chiude, perchè c'è tanto di aperto già dentro di noi, che quasi non c'è spazio più grande fuori, e allora ti spremi per ricordare cosa stavi ascoltando, c'era qualcosa tipo i Doors, molto dei Velvet Underground, e ancora Joy Division, Stooges, Sisters of Mercy e poi tutto sembra quasi senza distinzione tra una musica e l'altra, e scopri che non sono poi così diversi, e come mai per tanto tempo mi sono sembrati dei mondi così lontani? quella musica si unifica in un solo suono, omogeneo, canzoni che sembri conoscere da sempre e canticchiarti in un sinistro e cinico lamento lungo una vita, scopri che quei brani che abbiamo nella mente sono così cuciti addosso, che nemmeno più ha senso distinguerli, è una canzone che ti risuona dentro e non la smette, fredda, impalpabile, che si muove lentamente, a scatti, movenze leggere, come una vipera, velenosa, pericolosa, mortale, un diavolo, una minaccia, un urlo nel frastuono controvento, tra una linea e l'altra, tra una traccia e l'altra, tra un solco di questo disco e l'altro, c'è qualcuno che forse ha capito tutto e sono i texani Black Angels, in questa raccolta di canzoni intitolata "Passover".
     
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  2. Son Of A Gun
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    :woot:

    JOHN sei un poeta :sisi:

    Ma, alla fine che genere fanno? Dalla recensione sembrerebbe un rock n' roll con parvenze industriali :asd:
     
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  3. JØHN
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    alla fine non si capisce un cazzo cosa fanno e cosa non fanno. lo scopo era solo incuriosire il lettore, va. ma sicuramente è da migliorare, perchè potevo farla meglio, sempre su questo stile diciamo. era per non ricadere nella solita brodaglia, perchè da analizzare freddamente è semplice, e non volevo farlo, perchè è un album molto intenso e psicologico... vabè comunque rock psichedelico.

     
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  4. Son Of A Gun
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    CITAZIONE (JØHN @ 13/9/2008, 19:51)
    rock psichedelico.

    Ok allora c'hai azzeccato, però non capisco cosa c'entrino i riferimenti ai rumori urbani, per questo ho pensato all'industrial.
     
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  5. JØHN
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    ascoltare il disco è l'unica solution
     
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  6. sabbathiana
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    io comprerei il cd solo per la copertina :D ...comunque l'ho ascoltato ed è un cd così bello che se entri in un negozio e lo ascolti non finisci nemmeno la prima canzone che sei già alla cassa. Sembra che suonino le musiche dei looney Tunes però più acide e piene di riff solidi e ripetitivi
     
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5 replies since 13/9/2008, 18:39   216 views
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