SMASHING PUMPKINS - Adore

(1998)

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  1. Gidan Razorblade
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    'I am a Shadow and I dwell in the catacombs which border the country of illusion hard by the dim plains of wishing'
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    È la sindrome degli anni 90’ , decennio dell’esplosione dell’Mtv generation , dell’underground in rivincita , del successo che logora quanto l’attesa dopo un capolavoro. La legge sulla difficoltà del secondo disco dovrebbe estendersi alla postilla del Materpiece Mainstream difficile da ripetere agli occhi della critica. Adore fa parte delle Perle troppo spesso valutate frettolosamente da iridi accecati dai propri ragionamenti limitati. Tre anni, la morte del tastierista sessionman, la cacciata di Jimmy e gli eccessi amalgamati tra incomprensioni. Il cofanetto sfama i fans dagli appetiti più fini, meno la massa, che vuole cibarsi della furia di chi si sente un topo in gabbia.
    Ma in questi mesi è possibile pretendere che la mente umana si possa emotivamente cristallizare? Il malcontento e l’insoddisfazione, non pretendono la sola via dello sfogo, ma il chiarimento e l’introspezione son chiavi più pesanti ma appaganti da prender tra le dita. E Billy ha avuto il tempo di allere i muscoli della propria anima per sollevarle. Partendo quasi dalla fine , evidenziamo la splendida “for martha” come firma e culmine del discorso. La struggente ballata in climax culminante in solo (uno dei pochi) e il frutto del riavvicinamento tra il frontman e sua madre. Raggiunta quasi sul letto di morte, ritrovarla affettivamente, è un arricchimento che allevierà il futuro lutto.

    “twilight fades
    through blistered avalon
    the sky's cruel torch
    on arching autobahn
    into the uncertain divine”


    Incastonato nell’intro, mostra il legame con le origini, la penna della zucca continua a respirare arte, raffinata dal faro incendiario della violenza, si veste di beltà a tratti gotica, piena di metafore letterarie quasi ottocentesche. Tasti bianchi e neri circondano il paesaggio, portando via fuzz e distorisioni. Birichini confezionano la dolcezza melanconica come nel caso di “once upon a time”

    “Tuesdays come and gone
    restless i still drive
    try to leave it all behind
    fallin', fallin' out of sleep”


    Con un riferimento ancora alla genitrice e al tentativo di rendersi più consapevoli, la luce spavalda s è attenuata ,non acceca, ammalia. Per quanto inganni la marziale “ava adore” posta come singolo , ne è l episodio, non il manifesto della band. Che con i synt non vuol certo avvicinarsi all’industrial. Ma sperimentare in assenza di batterista in lineup (Matt Walker,Cameron e Joey Waronker saranno le guests) , come in “appels + oranjes” . L’urlo da spazio alla melodia, ricordando il lato più intimo del precursore , "Crestfallen" trasforma i tasti di plastica in un morbido fazzoletto di seta , col quale asciugarsi e ricominciare, o celebrare addii

    “who am I to need you when I'm down?
    where are you when I need you around?
    your life is not your own
    and all I ask you
    is for another chance
    another way around you”


    “"Tear" appunto, una lacrima che scende mentre il disco gira, continuamente, come camminasse, come vivesse. Eseguendo questo e altri omaggi alla New Wave (archi dei The Cure periodo The Top in primis ) , l’intercedere tenebroso di “pug” nella sua elettronica e tributo a Gary Numan, ritornello pacato, nascondendo i suoi significati…

    “inside where it's warm
    wrap myself in you
    outside where I'm torn
    fight myself in two
    in two
    into you
    desire me so deeply
    drain and kick me hard
    whisper secrets for me”


    anche “Behold! The night mare” resta su lidi Depeche Mode e “Daphne descends” avanza nella foschia , sicuramente i brani saranno nati in veste semiacustica per poi essere rivestiti di una patina freddamente calda dei synt, certi poi ha preferito vivere nell'essenzialità di due accordi di piano (“Annie-dog” in blueseggiante melanconia ) l' amaro "The Tale of Dusty and Pistol Pete" un folk amaro e suburbano, fatto di intrecciate vie, cori di amanti che si inseguono disastrosamente attraverso i cieli divenuti oramai catacombe di "Mellon Collie". Uno spiraglio di ermetico ottimismo si erge solo in “Perfect” , sempre musicalmente parlando

    “We are reasons so unreal
    We can't help but feel
    that something has been lost “


    Il mood del disco è oramai svelato, coraggioso sicuramente, a tal punto che Billy meditava un uscita solista per questa Release, ma i restanti due membri della band il loro compito lo fanno egregiamente , nell' ombra partecipano , “Shame” ne dimostra l'efficacia. Dunque eccoli lì a mentre fingere (illudersi?) di esser bimbi celati dietro agli alberi, e cullati dai fantasmi. “Blank page” appunto, come la seconda pagina di un libro, se avete note, imprimetele voi , l'interpretazione è forse la più libera di tutto il disco e forse dell'intera discografia .
    "Adore" rappresenta il non-luogo della maturità umana, l' abbandono visto in chiave universale:
    -dell'infanzia/adolescenza
    -dell'Amore/Legami
    - del passato/convinzioni
    gli anni che portano tra le
    dita la consapevolezza e il dono di infiniti ricordi che rifanno capolino a turno nella propria coscienza, da mostrar fierezza, rimpianti e freddezza alla alla loro visita.
    Ragionateci su più di quei 17 secondi che vi restituiranno il Presente davanti agli occhi. Poi fermatevi, e pronunciate il titolo del disco. Che altra parola vi viene in mente?
    Varcatela.
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11 replies since 5/11/2007, 18:50   1828 views
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